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closed open innovation

Closed e Open Innovation

La gestione dell’innovazione da parte delle Grandi Imprese ha visto differenti approcci ed una sua evoluzione durante gli anni. Partendo dal concetto che il fine ultimo dell’innovazione (link all’approfondimento) è il ritorno economico, vediamo come si è evoluta la gestione dell’innovazione fino ad arrivare ai paradigmi di Open Innovation oramai di utilizzo comune nelle Grandi Imprese.

INIZIO ‘900

Agli inizi del ‘900 l’innovazione non era primariamente di carattere tecnologico, riguardava sia la realizzazione di nuovi prodotti che nuovi metodi di produzione ma, anche, l’apertura a nuovi mercati geografici, l’utilizzo di nuove risorse e fornitori, e la riorganizzazione interna delle aziende per perseguire delle efficienze di processo. Persone con una visione portavano avanti l’innovazione cercando di applicarla nella riuscita della loro impresa. Due esempi molto diversi tra loro sono indicativi del periodo: sono gli anni in cui i fratelli Wright nel 1903 hanno fatto volare la prima macchina pesante con un pilota a bordo, realizzando un’innovazione tecnologica e di prodotto, ma anche gli anni di Francesco Illy che aveva idee molto chiare “…faremo il migliore caffè del mondo e lo porteremo in tutto il mondo” dove c’è innovazione di prodotto e di sfruttamento commerciale per aprire nuovi mercati ed aumentare i profitti (idea che al mondo d’oggi non è innovativa ma che nei primi anni del 900 era assolutamente straordinaria!).

GLI ANNI ’50

Negli anni ’50 si vive il primo dopoguerra con una fiorente rinascita industriale, l’innovazione ha 2 fattori principali:

  • visibili quali lavoro e capitale (i classici fattori di produzione)
  • invisibili che rappresentano fattori di efficienza costituiti da miglioramenti nel management, nell’educazione, nelle infrastrutture, nelle politiche ed anche nelle tecnologie.

GLI ANNI ’60 E ’70

Negli anni ’60 e ’70 la Ricerca e Sviluppo gioca un ruolo predominante nell’innovazione tecnologica e si vede la nascita di grossi centri di ricerca all’interno delle Grandi Imprese dove si sviluppano tecnologie anche di base. Ma in questi anni ed in quelli subito successivi, ci si rende anche conto che la Ricerca e Sviluppo costituisce un grosso costo che non collima con i profitti aziendali. Nasce così l’esigenza di un sostegno pubblico alla ricerca finanziata.

GLI ANNI ’90

Gli anni ’90 costituiscono un passaggio in quanto vi è un incremento della capacità di generare idee innovative. Questo è dovuto a progressi tecnologici (sono gli anni dei computer, delle infrastrutture ICT, di nuovi strumenti di progettazione come i software CAD, ma soprattutto dell’avvento di Internet con la possibilità di diffondere ed accedere a conoscenze in maniera molto più semplice) ed all’avvento di nuove scienze quali le Nano Tecnologie, le Bio Tecnologie, la Bio Ingegneria, …

I due fattori principali che emergono e di cui le Grandi Imprese devono tenere conto sono: da una parte un aumento esponenziale della numerosità delle tecnologie e delle conoscenze che una azienda deve tenere sotto controllo e sviluppare per mantenere una predominanza sul proprio mercato e dall’altro il costo della ricerca e sviluppo interna che ha come sua caratteristica principale un fattore di rischio molto elevato nella sua riuscita.

CLOSED INNOVATION

Proprio questi fattori sono diventati il punto debole del modello Closed Innovation all’interno della Grande Impresa.

 

La figura (di sinistra) raffigura il modello di gestione dell’innovazione all’interno della Grande Impresa che, seguendo le proprie strategie, realizza differenti progetti di ricerca su determinate tecnologie facendo leva sulle proprie capacità interne (sia in termini di persone che di budget). Il processo si sviluppa con un primo step di ricerca tecnologica per arrivare allo sviluppo di un prodotto e raggiungere il mercato target dell’azienda realizzando così i profitti prospettati. Non tutti i progetti iniziali di ricerca raggiungono il mercato: le tecnologie potrebbero non trovare un’applicazione reale, come invece prospettato, oppure possono non avere le caratteristiche di industrializzazione necessarie a diventare prodotto.

OPEN INNOVATION

Nel corso degli anni si è sviluppato un modello differente che Henry Chesbrough, quale attento osservatore delle dinamiche del mercato dell’innovazione, ha descritto nel suo modello: l’Open Innovation.

Lo stesso imbuto di prima (figura a destra) delinea lo sviluppo delle tecnologie e dei prodotti. Questa volta le pareti dell’imbuto, che rappresentano i confini dell’azienda, diventano permeabili permettendo un passaggio opportunamente regolato di conoscenze e tecnologie in entrambi i sensi. I progetti interni possono essere realizzati interamente dall’azienda e raggiungere il mercato di riferimento così come succede nel modello di Closed Innovation. Parallelamente emerge la possibilità di avere progetti tecnologici provenienti dall’esterno che possono rientrare nella filiera di sviluppo dell’azienda: si parla quindi di Outside-In Open Innovation. Quest’ultimo modello permette di valorizzare quegli sviluppi di ricerca effettuati all’interno del perimetro aziendale che venivano abbandonati perché non più in linea con le strategie aziendali. L’azienda può dare in licenza ad enti esterni la commercializzazione di queste tecnologie che realizzeranno prodotti su mercati non afferenti l’azienda; in questo caso si parla di Inside-Out Open Innovation.

Con l’adozione del nuovo modello, la Grande Impresa ha un abbattimento del rischio di investimento (si integrano le tecnologie già con un grado di maturità che fa prevedere un’industrializzazione veloce e quindi un ritorno quasi certo) e dei costi, non dovendo sostenere gestione di persone e di laboratori di ricerca. Le aziende che realizzano esternamente le innovazioni tecnologiche, afferrano, così, l’opportunità di sfruttare i propri investimenti su prodotti ed mercati ai quali non hanno accesso diretto perché appannaggio di un’altra impresa.

Il nuovo paradigma ha indotto le aziende, ed in particolare le Grandi Imprese tecnologiche, a guardare all’esterno del loro perimetro aziendale andando alla ricerca di elementi in grado di fornire sviluppi di ricerca già maturi per una diretta industrializzazione, quali Università ed Enti di Ricerca. Viene favorita la nascita di nuove entità di carattere tecnologico di avanguardia e spesso di emanazione di questi enti: le start up tecnologiche!

Articolo di Amedeo Pata

Responsabile tecnologico di Fondazione Ricerca & Imprenditorialità

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