
Il capitale umano riveste un ruolo chiave per lo sviluppo e la crescita economica del Sud.
Il dato proprio del Sud di una società in crisi, di una economia che cresce poco e non crea occupazione, soprattutto per un congenito deficit di produttività dell’industria e per l’incapacità di fare del turismo un possibile, effettivo driver dello sviluppo, non può essere trascurato…
… Occorre mirare a realizzare una istituzione scientifica di eccellenza che sia capace di sfuggire all’ambizione di gioire soltanto dei successi nel campo della ricerca, ancorchè meritati, in ossequio alle metriche di valutazione in auge in campo internazionale ed ora anche in Italia. La vera sfida è invece quella di poter contare nel Sud su una istituzione universitaria atipica, ad ordinamento speciale, capace di impegnarsi con successo anche nella valorizzazione dei risultati della ricerca, tramite un efficace e pro-attivo trasferimento tecnologico, per fare delle nuove conoscenze scientifiche e tecnologiche una materia prima pregiata, un essenziale fattore di produzione innanzitutto per le cosidette “new technology based firms” di cui le academic spin-off e le tech startup costituiscono casi esemplari.
Il Sud ha bisogno di una sorta di rinascimento industriale sotto la spinta della nova ondata tecnologica che è alla base dell’insustria 4.0 cercando così di recuperare una maggiore capacità di crescita strutturale dell’economia, con un sistema efficiente di co-investimento tra pubblico e privato nei settori ad alta innovazione. È solo attraverso uno sforzo mirato e lungimirante di questo tipo, coinvolgendo le grandi e medie imprese tecnologiche presenti sul territorio, che il Sud può sperare di avere un futuro diverso, di essere una terra in cui i giovani, soprattutto quelli con più elevati livelli formativi, possano sperare di avere opportunità occupazionali adeguate alle loro competenze, alle loro capacità e alle loro aspettative.
La costante crescita in anni recenti della “nuova emigrazione intellettuale” sta penalizzando le possibilità di riscatto del Mezzogiorno, compromettendo seriamente il suo futuro.
I dati dell’emigrazione dal Sud di laureti verso il Centro-Nord e l’estero sono impressionanti. Nel 2016 si sono registrati 25.000 studenti immatricolati in università non meridionali; 30.700 laureati trasferiti altrove e ben 46.000 unità di pendolari laureati di lungo raggio…
… Ciò che deve preoccupare, nel caso del Sud, non sono solo i dati sulla fuga di laureati, nonché sul calo delle immatricolazioni universitarie – cioè l’offerta –ma anche i dati che mostrano il Mezzogiorno incapace di offrire posti di lavoro a giovani laureati – cioè la domanda di personale qualificato.
… Obiettivi strategici per un Mezzogiorno che deve puntare in via prioritaria a creare opportunità di lavoro e affermazione per giovani talenti creativi, capaci e con doti di intraprendenza.
Estratto da IL MATTINO 1 febbraio 2019 a cura di Riccardo Varaldo*
*Professore Emerito già Rettore Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa
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